GOODBYE GIULIA

Regia Mohamed Kordofani

Durata 120 minuti

2005, Khartoum, nel nord del Sudan. Mona è una donna musulmana che vive una vita agiata dopo aver abbandonato la carriera di cantante per volere del marito Akram. All’opposto, Julia è invece cristiana e vende pane per strada, aiutando come può il marito Santino e il figlioletto Daniel. I destini delle due donne si legano in modo indissolubile in seguito a un piccolo incidente dalle conseguenze catastrofiche che coinvolge anche la famiglia di Julia, e che per Mona vorrà dire fare i conti con il senso di colpa e con il segreto.

Con l’esordio alla regia, l’autore Mohamed Kordofani fa già la storia del paese, portando il cinema sudanese alla ribalta internazionale in una serie di prime volte tra candidature e premi.

Attenzioni meritate per una parabola morale attenta alla prospettiva femminile, che coniuga rigore narrativo e una spiccata empatia verso i suoi personaggi.

Soprattutto, Goodbye Julia è una finestra che introduce e mette in metafora – seppur con una certa necessaria didattica – la complessa storia socio-politica recente del Sudan, facendo di Mona e Julia due simboli di un paese spaccato tra nord e sud, tra religioni diverse, e segnato da stridenti disuguaglianze economiche che avrebbero poi portato ancora al conflitto. Il regista ambienta infatti la vicenda negli anni precedenti alla formalizzazione dell’indipendenza del Sudan del Sud, a seguito della quale scoppiò una guerra civile conclusasi solo nel 2020.

La capitale Khartoum non fa da sfondo neutro al dualismo così netto tra le protagoniste, ma reclama il suo spazio come luogo destabilizzato e destabilizzante, la cui perenne e violenta pericolosità cambia anche i contorni di un atto casuale, un piccolo incidente, che a valanga si ingigantisce in uno stato di tensione.

Nello scrutare con la macchina da presa il volto di Eiman Yousif, che interpreta Mona, Kordofani cerca una risposta a nodi esistenziali impossibili da sciogliere, studiando il senso di colpa della donna ma anche la sua rigida determinazione attraverso gli anni. Così il film si espande dal dramma familiare verso un implicito thriller politico, anche se il genere di riferimento resta quello della morality tale tanto caro ad esempio al cinema iraniano, di Asghar Farhadi su tutti.

Anche se la figura di Julia rimane relativamente inesplorata, più la somma delle sue caratteristiche che una vera amalgama umana, la riuscita opera prima di Kordofani aggiunge alla lezione di storia un rapporto domestico tra due donne pieno di spine, conflitti e ambiguità, sfiorando territori simili a quelli battuti da Patricia Mazuy nel quasi contemporaneo La prisonnière de Bordeaux. Latitudini differenti ma stesso desiderio di mettere in scena le fratture sociali sotto un solo tetto, inseguendo l’illusione che la vicinanza umana possa ricomporle.

 

GIOVEDI’  21,00
VENERDI’ 16,15
SABATO 16,15
DOMENICA 16,15
MARTEDI’ 21,00 VOS